MEDICAMINA FACIEI FEMINEAE - Rimedi per il viso delle donne - Publio Ovidio Nasone
a cura di Ginevra Latini
- Anno Edizione:
- 2018
- Collana/Rivista:
- IPAZIA. Collana di antichita’ classiche - ISSN 2611-495X
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Filologia e tradizione dei testi
- ISBN:
- 978-88-94820-81-2
Descrizione:
In 8°, 80 pp. con ill.ni a colori
Più potenti dei filtri amorosi, più efficaci di trucchi e belletti, i rimedi di Ovidio assicuravano alle sofisticate donne romane risultati davvero eccezionali. Ingredienti bizzarri e costosi, conservati in pissidi e unguentari, da spalmare prima di addormentarsi per curare la pelle del viso e farla risplendere di bianco candore. Dai cento versi rimasti del parvus libellus, come lo stesso autore lo definisce (Ars Amatoria, vv. 2015-208), si apprende la complessità delle ricette cosmetiche in uso a Roma durante l’impero di Augusto. Originalità e rarità di alcune sostanze, tra cui guano di alcione e corna di cervo tritate, fanno dei Medicamina ovidiani pozioni riservate alle matrone di alto rango.
«Est mihi, qui dixi vestra medicamina formae, parvus, sed cura grande, libellus, opus: hinc quoque praesidium laesae petiote figurae; non est pro vestris ars mea rebus iners».
«È mio il piccolo, ma molto accurato, libricino in cui ho descritto i trattamenti per le vostre bellezze: proprio qui potrete trovare i rimedi per i vostri aspetti danneggiati;la mia arte non va a discapito dei vostri problemi».
(Ovidio, Ars Amatoria, III, vv. 205-208)
Publius Ovidius Naso (Sulmona, 43 a.C. – Tomi, 18 d.C..), è stato uno dei maggiori esponenti della letteratura latina classica. La sua attività di poeta nasce e si alimenta della pax augustea, vive il periodo più florido dell’elegia latina, diventa amico di Messalla Corvino, entra nel circolo di Mecenate e collabora con Orazio, Properzio e, per un certo periodo, anche con Virgilio. Scrive sull’amore e sull’arte della seduzione, con fare smaliziato e provocatore che ben si adatta ad una Roma che tende a rilassare i costumi e a lasciarsi influenzare dalla cultura ellenistica. Ma non valuta il clima politico in cui licenzia i suoi libelli: Augusto è sì un innovatore, l’homo novus che risolleva le sorti di Roma, però sulle questioni etiche è un conservatore largamente segnato dal moralismo. Nel 18 a.C. promulga leggi severe sui costumi ed una in particolare, de adulteriis et stupro vel de pudicitia, sancisce in modo chiaro il primato della pudicizia, della castità, della rettitudine dei costumi. In questo clima Ovidio si permette di diffondere idee in contrasto con i principii della restaurazione e viene condannato alla relegatio da Roma, nonostante le suppliche sue e degli amici. Il corpus ovidiano a noi trasmesso si compone dalle opere elegiache di argomento amoroso (Amores,Ars Amatoria, Remedia Amoris, Medicamina faciei femineae) a cui segue il ciclo epico-eroico (Metamorfosi e Fasti), e si conclude con la produzione dell’esilio (Tristia, Epistulae ex Ponto, Ibis, Halieutica).