Cassiodoro. Roma immaginaria - AR; 7
a cura di Danilo Laccetti
- Anno Edizione:
- 2014
- Collana/Rivista:
- Antichita’ Romane - AR
- Casa Editrice:
- Arbor Sapientiae Editore - Roma
- Argomento:
- Storia romana
- ISBN:
- 978-88-97805-11-3
Descrizione:
Sottotitolo: Sulle ceneri del più grande impero l’utopia di un nuovo Stato. Le Variae e l’Italia di Teoderico tra rimpianto e speranza
Antologia tradotta e commentata - Prefazione, traduzione e note di Danilo Laccetti
Recensione di Alessandro Munelli sul quotidiano "Avanti"
Le Variae, a tutt’oggi ancora non disponibili in traduzione integrale, raccolgono quasi cinquecento lettere divise in dodici libri, frutto della lunga carriera di Cassiodoro in qualità di dignitario alla corte di Ravenna. Modello di epistolografia per le future cancellerie medievali, quest’opera non solo è il documento letterario più importante per conoscere a fondo il regno italo-gotico, ma rappresenta anche un esempio di enciclopedismo tardoantico per la ricchezza di divagazioni culturali presenti.
In 8°, bross. edit. con bandelle, 210 pp., b/n
Indice:
Introduzione
- Cassiodoro: scrittore e statista
- Le Variae: letteratura, storia, politica
- Conclusioni
TABELLA CRONOLOGICA RIASSUNTIVA
- Audiat uterque popolus quod amamus
- Religionem imperare non possumus
- Salva civilitate
Abbreviazioni e bibliografia essenziale
Abstarct:
«Vi abbracci un solo desiderio di vivere, voi che siete, come noto, parte di un unico regno»: scrivendo per conto dei sovrani goti Cassiodoro, nella sua lunga carriera politica, si rivolse tanto ai goti, dominatori e in armi, quanto ai romani, inermi e dominati. Sulle ceneri del più grande impero, che la storia antica abbia mai conosciuto, due popoli opposti per etnia, lingua, cultura, religione, vissero insieme per cinquant’anni in un’Italia non più romana e non ancora medievale. Un incontro sfortunato che le Variae documentano con profondità e ricchezza, offrendo l’implicita rappresentazione di un sogno: quello di uno Stato romano-germanico “modello”, dove la romanità, pur sconfitta e nel resto dell’Occidente umiliata, potesse ancora avere la sua riscossa ideale. Roma immaginaria, attraverso un’accurata selezione antologica impostata su tre nodi tematici, consente di penetrare all’interno di un periodo storico tra i più affascinanti e meno conosciuti dell’antichità, le cui problematiche irrisolte appaiono spesso di straordinaria attualità. In queste lettere, infatti, non leggiamo soltanto la vicenda drammatica del regno italo-gotico, nato subito dopo il tramonto di Roma, ma il laboratorio “politico” che Cassiodoro ci offre stimola a riflettere su ciò che dell’Italia avverrà in seguito, ponendo interrogativi validi ancora oggi.
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Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (Squillace, 490 ca. – Vivario, 580 ca.) durante il regno ostrogoto in Italia, e in particolare sotto Teoderico, ricoprì i più alti incarichi politici: prima questore (507), poi console (514) e magister officiorum (524), in seguito, dopo la morte di Teoderico, prefetto del pretorio (526), fu, assieme ad altri, un convinto fautore della politica filogotica, volta ad un’equilibrata e pacifica gestione del potere fra i nuovi regnanti germanici e l’antica aristocrazia romano-italica. Anche dopo i burrascosi momenti, seguiti al processo e alla condanna a morte dell’amico Boezio, Cassiodoro si spese come consigliere politico per Amalasunta, figlia di Teoderico, e i suoi successori, Teodato e Vitige. Con l’infiammarsi della guerra fra bizantini e goti, il sogno cassiodoreo di una conciliazione fra germanesimo e romanità in una sorta di Stato misto ideale si infranse; dopo l’esilio a Bisanzio decise di ritirarsi a vita privata, fondando nella sua terra, la correctura Lucani et Bruttii, l’odierna Calabria, un monastero, al cui interno si trovava una copiosa raccolta di codici e uno scriptorium fra i più attivi, modello per i centri monastici successivi. La sua opera può essere divisa in due parti: la prima, legata all’esperienza gotica in Italia, dove spiccano le Variae, mentre ci resta solo un’epitome fatta da Iordane della sua Historia Gothorum, e la seconda, quella durante la vita monastica, dove vanno ricordati il De Orthographia e le Istitutiones divinarum et saecularium litterarum, due testi fondamentali nell’elaborazione della cultura medievale.
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Danilo Laccetti, docente, consulente editoriale, si laurea in Storia Romana presso «La Sapienza», traducendo e commentando i libri VI e VII delle Variae (le cosiddette Formulae) e partecipa ad alcune campagne di scavo archeolgico in Toscana. I suoi interessi spaziano anche in ambito letterario, dove esordisce con il “cortoromanzo ingannevole” Trittico della Mala Creanza (2009), seguito dal romanzo satirico Storie di Pocapena (2010). Ha curato la pubblicazione di classici tascabili per l’editore Leone (Verga, Capuana, Boito, Svevo, Pirandello, Kafka) e una nuova edizione di Un viaggio a Roma senza vedere il papa di Faldella (Greco&Greco, 2013). Suoi contributi sono apparsi su varie riviste, fra cui «Atelier», «Nuova Prosa», «Il Segnale», «l’Immaginazione», mentre su «Testo a fronte» saranno pubblicate traduzioni da Orazio e Catullo.